Si è molto parlato di provvedimenti per il sostegno dei lavoratori dello spettacolo, con il bonus da 600 euro stanziato dal governo. Ma non si è fatto il conto con tutti quei precari del mondo della musica che, dopo anni di studi e soldi spesi per la propria istruzione, galleggiano nel settore mediante i cosiddetti "contratti a chiamata" o lavorano con la "ritenuta d'acconto" nella migliore delle ipotesi. Ma sappiamo che è ampio il ricorso al lavoro nero.
In un paese come l'Italia, dove la musica è nata, sono sempre meno le orchestre stabili, che possano garantire un contratto a tempo indeterminato ad un musicista. La quasi totalità delle centinaia di laureati in strumento, che ogni anno escono dai conservatori hanno davanti a loro poche scelte. Chi vuole stabilità cerca la via dell'insegnamento nelle scuole, chi invece vuole suonare o lascia il Paese oppure è costretto ad arrangiarsi tra orchestre e orchestrine che in Italia nascono e muoiono, spesso in seno ad Associazioni musicali che tra mille fatiche cercano di portare cultura sul territorio organizzando eventi musicali spot.
Mettere in regola un lavoratore dello spettacolo, anche per un solo concerto, costa molto, circa il doppio di quanto finisce in tasca al musicista e i fondi sono pochissimi. Quindi molti lavorano a nero e quando va meglio non sono rose e fiori. Già abbiamo dimenticato lo scandalo relativo ai musicisti dell'orchestra del Festival di Sanremo, che prendevano 50 euro al giorno di paga? Con prove estenuanti che si sapeva quando iniziavano e non quando sarebbero finite. Per non parlare del pagamento dell'onorario che a volte avvengono a mesi dalla fine della prestazione artistica. Ma capita spesso anche di essere "bruciati". Su Facebook da anni esiste una pagina dedicata ai "truffati dello spettacolo" messa su da musicisti che dopo aver suonato non hanno mai ricevuto soldi dagli organizzatori.
Mettere in regola un lavoratore dello spettacolo, anche per un solo concerto, costa molto, circa il doppio di quanto finisce in tasca al musicista e i fondi sono pochissimi. Quindi molti lavorano a nero e quando va meglio non sono rose e fiori. Già abbiamo dimenticato lo scandalo relativo ai musicisti dell'orchestra del Festival di Sanremo, che prendevano 50 euro al giorno di paga? Con prove estenuanti che si sapeva quando iniziavano e non quando sarebbero finite. Per non parlare del pagamento dell'onorario che a volte avvengono a mesi dalla fine della prestazione artistica. Ma capita spesso anche di essere "bruciati". Su Facebook da anni esiste una pagina dedicata ai "truffati dello spettacolo" messa su da musicisti che dopo aver suonato non hanno mai ricevuto soldi dagli organizzatori.
Ecco e questa è solo la punta dell'iceberg. Il musicista che ha scelto uno strumento classico in Italia è sempre sfruttato e non ha diritto neanche al sostegno che offre oggi il Governo.
Si è calcolato che i lavoratori dello spettacolo fermi in Italia in questo momento siano tra i 300.000 e i 350.000. Il comparto dello spettacolo dal vivo (in regola) ha perso 8 miliardi di euro in un solo mese. Non è possibile invece calcolare la perdita nel sommerso, di tutti i musicisti che lavorano senza contratto tra locali, associazioni e anche tutti quelli che vivono nel mercato dei matrimoni, suonando alle celebrazioni religiose.
Le associazioni di categoria stanno insistentemente chiedendo al Governo un "reddito di quarantena" per i lavoratori più fragili, ma sembra non si abbia intenzione di prendere provvedimenti nel breve periodo.
Intanto i precari si mobilitano sul web, pubblicando le loro foto e le loro storie coi seguenti hashtag:
#EsistoAncheIo
#TuttiSulloStessoPalco
#RedditoDiQuarantena